Fede, tradizione e libertà - Mc 2,1-12 | ||
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Dal Vangelo secondo Marco |
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Gesù, vedendo la loro fede | Gesù vede la loro fede, ma non è la fede dell'ammalato, che nel racconto sembra avere un ruolo del tutto passivo, ma dei quattro amici che se ne sono fatti carico. I quattro non hanno fatto nessuna esplicita confessione di fede, non hanno fatto richieste, non hanno proferito parola. Gesù legge la loro fede nei fatti: le stanghe del lettuccio, la scala, il tetto scoperchiato. Non possiamo affermare quanto i quattro siano coscienti della loro fede, hanno semplicemente agito per aiutare un amico inerme. Gesù riassume tutto quello che vede fare dai quattro in una espressione che rivela la loro azione, la loro fatica, i loro pensieri, i loro sentimenti, la loro consapevolezza o inconsapevolezza: la Fede! La Fede non spinge i quattro amici, ma la loro azione inconsapevolmente ne è la rivelazione. La Fede, come la Carità (Mt. 25), sembra non avere la caratteristica della consapevolezza: è la vita con i suoi fatti e le sue scelte che la rende visibile agli occhi del Signore. A noi è dato di vivere l'esperienza umana, il rischio è quando si ammanta di religiosità. |
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Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: | Gli scribi erano seduti, fermi nel loro immobilismo: il loro atteggiamento stabile contrasta con il dinamismo dei quattro portantini. Anche i pensieri dei loro cuori non hanno la dimensione della fede, sono il frutto della precomprensione religiosa. Il loro pensiero rappresenta quello delle istituzioni, del potere che ha codificato ogni cosa, anche la libertà di Dio di perdonare: offerta del sacrificio nel tempio, il digiuno dello Yom Kippur, il pentimento ... In Gesù traspare un senso di tristezza nei confronti di questi uomini della religione, per la durezza del loro cuore... sarebbe tanto «facile» fidarsi di Dio! |
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«Figlio, ti sono perdonati i peccati» | Il sistema religioso fondato sull'osservanza scrupolosa dei precetti, sui sacrifici rituali, non libera l'uomo, anzi lo paralizza, lo rende sterile. incapace di compassione. La preoccupazione di distinguersi da colui che «bestemmia» impedisce il farsi carico del peso dell'altro. Gesù, nella guarigione del paralitico si pone come giudice di quella società, i cui poteri sottostanno a un'ideologia sbagliata e disumana, in cui il senso della tradizione è travisato, e si manifesta come colui che libera. Gesù si rivolge al paralitico in tono affettuoso: «Figlio», senza rimproveri, senza chiedere pentimento o sacrifici, soltanto annuncia il suo dono di liberazione: «Ti sono perdonati i peccati». La fede dei quattro è la salvezza dell'ammalato che non può rimanere nella sua staticità: «Alzati, prendi la tua barella e cammina». |
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Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio | Il paralitico, che è raccontato come un personaggio silenzioso, passivo, non dice una parola, non ringrazia: scompare dalla scena ubbidendo “subito” alla parola che gli è stata detta prendendo la barella e andandosene. Come l'agire dei sui amici ha rivelato la loro Fede, è la sua azione che diventa segno (sacramento) della libertà che gli è stata donata. È diventato un uomo che cammina, liberato fin dal profondo di se stesso.
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La Fede dei quattro si è fatta carico dell'amico che ha camminato con i loro piedi, la loro Fede ha permesso l'incontro con il Signore Gesù; quella stessa Fede ha permesso al paralitico di camminare con le sue gambe, come un uomo nuovo, guarito, finalmente liberato. La fede è trasmessa per incontri, esperienze, servizio, “tradizione”. |